Giornata della Memoria - gruppo musicale Mishkalè
Nell’ambito
delle iniziative per la Giornata della Memoria, martedì 28 gennaio l’istituto
Avogadro ospiterà il gruppo musicale Mishkalè,
che suonerà musiche di area mitteleuropea.
L'evento
servirà a porre l'accento sui popoli che più sono stati oggetto della
persecuzione razziale, favorendo la conoscenza delle loro usanze e culture.
Il gruppo è composto da sei artisti
strabordanti energia, che si muovono tra i suoni e i generi con l’allegra
libertà dei “musicisti nomadi. L'impronta stilistica e il sound sono centrati
prevalentemente sul repertorio della musica “klezmer”, con richiami alle
atmosfere delle feste gitane e ai travolgenti ritmi delle danze dell’est
europeo.
Il
concerto-performance sarà itinerante,
ovvero si svolgerà ai diversi piani dell’edificio.
Questi i dettagli:
Alle
10.30, sempre che non piova o nevichi, Mishkalè suonerà tre pezzi nel cortile
grande, in modo che i ragazzi si possano
affacciare dalle scale antincendio. Se le condizioni atmosferiche dovessero
essere infauste, i musicisti suoneranno solo un pezzo nell’atrio, con la porta-finestra
aperta.
Il gruppo si trasferirà poi al secondo piano dalla
scala principale ed effettuerà tre fermate (con altrettante esecuzioni) in modo
che la musica possa raggiungere le aule e i ragazzi non affollino i corridoi
impedendo ai sei musicisti di passare). Arrivati all'ascensore-montacarichi, il
gruppo scenderà al primo piano, dove si esibirà due o tre fermate-esecuzioni agli snodi
dei corridoi.
Se rimarrà tempo, vi sarà un’ultima esecuzione, di nuovo nel
cortile grande.
E’ inutile dire che quel giorno il cortile grande non potrà essere usato come parcheggio.
La
Scuola invita quindi, quando sentirete avvicinarsi le prime note, a lasciar uscire
i
ragazzi per consentire loro di fruire liberamente dell'esibizione.
La durata complessiva sarà di due ore: i musicisti
arriveranno alle 10.00, alle 10.30 svolgeranno la prima esecuzione, e alle
12.00 tutto si concluderà.
Qualche cenno storico, ad uso e consumo nostro e dei nostri allievi.
Cos’è la musica Klezmer?
Il Klezmer
è un genere musicale di tradizione ebraica dell’Europa dell’est. Il termine klezmer
nasce dalla fusione delle parole kley e zemer, letteralmente “strumenti
di canto”. Questo genere musicale, espressione di una cultura
mitteleuropea ormai scomparsa, fonde in sé strutture melodiche, ritmiche ed
espressive che provenivano dalle differenti aree geografiche e culturali (i Balcani, la Polonia e la Russia) con cui il
popolo ebraico è venuto in contatto.
Musica che accompagna feste di matrimonio,
funerali o
semplici episodi di vita quotidiana, il klezmer nasce all'interno delle
comunità ebraiche dell'Europa orientale, in particolare delle comunità chassidiche.
Questa musica esprime sia felicità e gioia sia sofferenza e malinconia, tipica
della musica ebraica. Lo strumento principale del mondo ebraico degli shtetl
e dei ghetti è sicuramente il violino, ma nel klezmer acquisteranno
crescente rilievo il clarinetto e gli ottoni, in particolare la tromba, gli
strumenti percussivi, melodico percussivi come il cymbalon e
altri strumenti come il cello, usato in funzione di bassetto portatile. Il Klezmer
contribuirà non poco alla formazione del jazz, quando gli ebrei che erano stati
perseguitati si trasferirono in molti nelle Americhe
Il gruppo
Sergio Appendino clarinetto
Andrea
Verza tromba, flicorno
Enrico
Allavena trombone
Maurizio
Mallen basso tuba
Massimo
Marino fisarmonica
Luciano
Molinari batteria,
percussioni
MISHKALE’ si presenta come una
tipica orchestrina itinerante (Kapelye) dell’Est europeo, formata da sei
musicisti strabordanti di energia che accompagnano danze inebrianti,
velocissime e vorticose:
Con melodie e ritmi
tipici, il gruppo porta lo scompiglio dove si trova, facendo ricorso ad un
fitto repertorio di brani musicali di origine klezmer e gitani, usciti dalle
ricche tradizioni di quei popoli che per secoli hanno convissuto nei paesi
dell’est europeo, protagonisti di magnifiche contaminazioni reciproche.
Ai concerti dei MISHKALE’ è impossibile non essere coinvolti (o travolti) dal clima di
grande intensità, allegria, vitalità.
Fuori dagli schemi e dai
cliché, i MISHKALE’
si muovono tra i suoni e i generi con l’allegra libertà dei
“musicisti nomadi”, inseguendo soltanto la propria ispirazione per creare una
musica eclettica, aperta e curiosa, senza frontiere e limiti di nessun genere,
in un continuo gioco sul filo dell’imprevedibile.
Come ogni orchestrina di
questo genere, anche i MISHKALE’ si sentono a proprio agio tra la gente, nelle situazioni in cui
la loro musica da sempre ha creato un clima di festa e di partecipazione
collettiva. Li troviamo sul palcoscenico di un concerto, o in una rassegna
musicale, a coinvolgere e sorprendere il pubblico.
Le feste per
un matrimonio rappresentavano l'habitat naturale di ogni musicista klezmer, che
poteva così vivere il suo momento di gloria di fronte a tutta la comunità.
Tutte le varie e articolate fasi del matrimonio erano scandite dalle musiche
dei klezmorim: addio al celibato dello sposo, festa agli sposi, festeggiamenti
la settimana dopo le nozze. Ogni brano aveva una propria collocazione
all'interno dei festeggiamenti.
Ad esempio,
la hora rumena, dal carattere
nostalgico e solenne, veniva eseguita nel momento in cui occorreva
riaccompagnare a casa i genitori degli sposi, per sublimare il dolore del
distacco dei figli. La processione della sposa verso il baldacchino nuziale era
accompagnata da brani struggenti con testi sublimi. Una lenta Doina accompagnava il momento
saliente del rito nuziale. Dopo veniva il momento dei balli, dove i musicisti si scatenavano dando
dimostrazione della loro abilità. E allora era un susseguirsi di
"Freylekh", di "Bulgar", di "Sirbe".
Molte altre
erano le occasioni in cui i klezmorim si esibivano: oltre a suonare nei giorni
di mercato o nei caffè o nelle bettole del villaggio, i musicisti klezmer si
esibivano anche nelle occasioni e festività ufficiali come durante lo Shabbat,
l'inaugurazione di una sinagoga, o la circoncisione di un neonato, o i Bar
Mitzvah e Bat Mizvah. Era frequente per esempio sentire "Dona Dona"
durante la Pesach (la Pasqua ebraica) oppure "Havenu Shalom Aleykhem"
durante l'Hannukka (la festa delle luci).
“Il violinista sul tetto” di Marc
Chagall esprime bene il significato di questo evento.
Nella cultura tradizionale
ebraica il violinista aveva un ruolo importante in occasione di nascite,
matrimoni e funerali. In Chagall, pittore di origine ebrea
e proveniente da una famiglia particolarmente religiosa, il violinista è un
frammento di vissuto che diventa una figura-chiave del suo linguaggio
figurativo: la posizione in bilico evoca da una parte la precarietà economica e
sociale dei kletzmerim e dall'altra la precarietà dell'intero popolo ebraico. Inoltre
un violinista sul tetto suggeriva le condizioni degli Ebrei di tutto il mondo: una
vita instabile come quella di un musicista che cerca di suonare il suo
strumento restando in equilibrio in cima ad una casa.
Confidiamo
nella collaborazione di tutti per il successo dell’iniziativa
Caterina Pagliasso e Luisa
Provenzano